Il risveglio a Diego Suarez
La sveglia nella città di Diego Suarez suona alle 7:30, una bella doccia e pronti per la colazione a base di omelette e pane con marmellata. L’appuntamento con Stefano è alle 8:15 per partire alla volta della Montagne d’Ambre, a circa 40 km da qui.
Dopo il primo giorno al parco dell'Ankarana, il secondo al parco deglil Tsingy Rouge, ora ci aspetta la foresta pluviale!
La Montagne d’Ambre
È il primo parco nazionale del Madagascar, istituito nel 1956 da un medico. Questo luogo è un massiccio vulcanico ormai spento che ospita la famosa foresta pluviale primaria del Madagascar e racchiude un patrimonio di biodiversità unico nel suo genere:
Circa 1200 specie di piante di cui il 90% sono medicinali, anche gli animali non mancano con 7 specie di lemuri di cui solo due diurni, numerose specie di rettili, anfibi e uccelli. Inutile dire che solo questo luogo meritava una visita di più giorni… Ma il tempo stringe quindi ci accontenteremo di un tour di due ore in mezzo nella vegetazione fitta e imponente, completamente immersi nella Natura.
Il particolare nome Montagne d’Ambre deriva da una particolare resina (del colore dell’ambra) che trasuda da alcuni grossi alberi nel cuore della foresta e che viene utilizzata per scopi medicinali dalle persone del posto.
In mezzo alla foresta pluviale
Prima di buttarsi nell'esplorazione bisogna essere ben equipaggiati con scarpe chiuse, pantaloni lunghi (zanzare etc) e un k-way che non si sa mai! Quindi prepariamoci e partiamo!
Appena lasciamo il sentiero principale, il mio sguardo viene rapito da queste grosse piante imponenti chiamate ficus stritolatori, un nome particolarmente singolare che racchiude un significato abbastanza drammatico: questo albero s’impossessa di un altro albero crescendogli intorno e impedendogli il suo accrescimento finché non verrà inglobato nel ficus stesso.
Quindi, in realtà noi stiamo osservando due alberi!
Ci incamminiamo in questo piccolo sentiero finché Stefano non si ferma: abbiamo trovato il lemure notturno! Eccolo abbracciato ad un tronco di un albero con gli occhi spalancati! Un po’ inquietante effettivamente, però Stefano dice che sta dormendo in realtà, quindi scattiamo una foto veloce e poi proseguiamo senza disturbarlo oltre.
Arriviamo su un bel vedere e di fronte a noi appare una cascata imponente, in questo parco ci sono 6 laghi vulcanici e 7 cascate ci racconta Stefano e sono sacri! Infatti è vietato fare il bagno sia per la loro sacralità sia per non contaminare l’acqua con creme solari e quant’altro.
Ho molto apprezzato questo divieto perché anche se spesso non ci pensiamo, animali e piante che vivono in questi luoghi potrebbero essere danneggiati dalle sostante chimiche che inconsciamente trasportiamo. Trovo perciò giusto essere meno impattanti possibile in questo luogo primordiale.
E ora il momento che aspettavamo con ansia: la ricerca del camaleonte più piccolo del mondo chiamato brookesia! Diciamo che noi non abbiamo dato un grande contributo ma per fortuna Stefano è una guida esperta e cercando nel suo habitat ideale ha trovato questo minuscolo draghetto di pochi mm! A dir poco straordinario!
Le sorprese però non finiscono qui e tra i super campioni di mimetismo abbiamo anche trovato questo strano geco coda a foglia che si mimetizza sulle cortecce bianche e grigie degli alberi, praticamente impossibile notarlo se non lo stai cercando attentamente!
Tutto intorno a noi pullula di vita tra piante e animali, non sappiamo più dove guardare ed è incredibile la biodiversità che vive in questo remoto luogo in cui tutti cercano il proprio posto e i propri spazi: piante che fanno a gara a chi diventa più alta per assorbire meglio la luce, animali che si mimetizzano tra la vegetazione per nutrirsi e difendersi e infine il rumore del vento fra i rami che crea un’atmosfera surreale.
Anche questa mattina abbiamo vissuto una grande esperienza potendo addentrarci in questa piccola porzione di foresta che ha regalato però grandi emozioni.
Ormai è ora di pranzo però, quindi torniamo al sentiero principale e scendiamo fino ad un piccolo ristorante proprio al di fuori del parco con i tavoli immersi in meraviglioso giardino tropicale.
In viaggio verso Ambilobe
Giusto un’oretta per la pausa pranzo e si sale di nuovo in macchina con destinazione Ambilobe. Questa cittadina si trova a metà strada tra la città di Diego Suarez e il porto di Ankify da cui torneremo a Nosy Be. In realtà, questa cittadina non ha granchè di turistico da offrire ma l’abbiamo scelta sia per spezzare il lungo viaggio di 8 ore che collega Diego Suarez al Porto sia per vedere la realtà locale nel cuore del Madagascar.
Quindi in marcia che ci aspettano tre ore di macchina!
Ripercorrendo il tragitto dell’andata, nella scia dell’eccitazione, mi sono persa molti dettagli che ora posso godermi con più calma. Lasciata alle spalle la foresta pluviale, arriviamo in cima a questa enorme vallata che ricorda una savana con alternanza di campi coltivati e piccoli agglomerati di case.
Chiedo alla guida di fermarsi perché vorrei immortalare con il drone questo paesaggio naturale fuso alla civiltà che ancora rispetta però i suoi spazi.
Il drone dall’alto mi mostra le mandrie di zebù controllate da alcuni ragazzini che le riportano verso casa, qualche baobab disperso in mezzo alla savana spunta prepotente nell’inquadratura.
Non ci si può abituare al Madagascar perché ogni scorcio, ogni panorama, ogni contesto è davvero unico.
Ambilobe
Arriviamo ormai verso sera in questa confusionaria cittadina! Stavo iniziando a dubitare del hotel in cui saremmo finiti ma invece ad un tratto la macchina si ferma davanti a questo edificio moderno ben intonacato e con i balconi rossi. Lo so che è un pugno nell’occhio rispetto al contesto di bancarelle e case diroccate ma dopo tutta questa strada sinceramente qualcosa di comodo mi fa molto piacere!
Mi chiedo anche quanti turisti possano arrivare fino a qui per giustificare la presenza di questo super hotel ma… Anche se non ci crederete abbiamo trovato anche qui degli italiani! Incredibile!
In ogni caso arriviamo in stanza e tutto è perfetto, soprattutto la meravigliosa doccia che dopo mesi di “disagi” in giro per il mondo, mi stava facendo davvero commuovere!
Ottimo! Dopo una bella doccia, siamo pronti per un giretto perlustrativo della città: decidiamo di andare a bere una birra in un bar tipico che ci accoglie calorosamente, per la cena invece abbiamo optato per il ristorante del hotel con cena tipicamente malgascia.
Le viuzze in terra battuta di Ambilobe ospitano una marea di banchetti e negozi che con il calar del sole iniziano a chiudere. Lentamente la città si svuota, ricordiamo che molte case non hanno corrente elettrica e quindi le attività giornaliere sono strettamente legate alle ore diurne.
Anche noi sfiniti dalla giornata decidiamo di rincasare e riposarci.
La rumorosa Ambilobe si è spenta lasciando il posto ad una città fantasma fino all’indomani mattina… Pronti per partire alla volta di...? Clicca qui!
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