Il secondo giorno di Tour del Nord del Madagascar
La sveglia all’Ankarana Lodge sarebbe dovuta suonare alle 7, ma le prime luci dell’alba entravano in stanza prepotenti e così alle 6 mi sono trovata già operativa e carica per la nuova giornata di Tour. (Vuoi sapere cosa abbiamo fatto il primo giorno? Clicca qui!)
Il Madagascar è molto ventilato in questo periodo e, in questi mesi, ho sempre faticato a
far volare il drone (un piacevole hobby), questa mattina però c’è un silenzio surreale, nonostante ci troviamo su un altopiano di 300 m non c’è vento, al contrario del giorno prima, e quindi finalmente posso osare. Il drone mi affascina molto perché mi permette di vedere i paesaggi in un’altra prospettiva e regalarmi ulteriori dettagli proprio come gli tsingy grigi dell’Andilana Lodge, che regnano sovrani in questo paesaggio brullo e immenso.
La colazione è pronta per le 8: frutta tropicale fresca, marmellata e pane appena tostato, crepes e un super beverone di thè come adoro farmi a casa!
Finito! Pronti e carichi per la nostra prossima escursione!
Gli Tsingy Rouge
Stefano è arrivato a prenderci alle 8:30, sempre puntuale, con un po’ di malinconia salutiamo l’Ankarana. Ora ci aspettano due ore di macchina per arrivare nella “provincia“ di Diego Suarez, esattamente al Parco degli Tsingy Rouge.
Il paesaggio continua a cambiare: passiamo dalla savana alle cave di zaffiri, alle foreste di Rafia fino a trovare il tanto atteso cartello che segnala l’inizio del parco. Facile da capire anche senza cartello perché da lì in poi la terra è diventata completamente rossa. Siamo arrivati, o meglio stiamo entrando al parco, dobbiamo guidare ancora per una decina di km prima di arrivare agli tsingy!
Passiamo attraverso una specie di canyon rosso fino a sfociare su un altopiano con una vista incredibile fino alla città di Diego Suarez e il mare. Il fuori strada si ferma in questo piccolo villaggio con un ristorante (dove ci fermeremo poi a pranzo) e piccole capanne intorno.
Stefano ci racconta che in questa zona c’è la caccia sportiva notturna al cinghiale selvatico, alcuni turisti arrivano fino a qui per praticare quest’attività usufruendo appunto di queste capanne per dormire.
Inutile dire cosa abbiamo mangiato per pranzo!
Patrimonio mondiale dell’Unesco
Ci incamminiamo subito per un sentiero in discesa all’interno di un grande canyon tra piccoli arbusti e... Argilla! Ovunque intorno a noi è terreno argilloso. Alla base di questo canyon cominciamo a vedere le prime costruzioni? Sculture? Capolavori di Madre Natura? Sinceramente non riesco a dargli un nome per darvi un’idea, quindi li chiamerò solo con il loro nome Tsingy Rouge.
Rimango davvero stupefatta dalla bellezza di questo posto, Stefano inizia a raccontarci che questi tsyngy, a differenza di quelli dell’Ankarana, hanno una struttura molto delicata quindi non si possono toccare ne tanto meno appoggiarsi. La particolare struttura e colorazione è data dal sovrapporsi di 4 strati ben definiti:
marmo – argilla – gres – ferro,
in base alla loro età sono più o meno colorati; infatti gli tsingy appena “nati” sono molto rossi e ricchi di argilla che, col tempo viene dilavata, regalando un aspetto più chiaro agli tsyngy più vecchi. Gli tsingy nascono da un processo di erosione chiamato Lapiaz di cui i protagonisti sono un fiume sotterraneo, terreno argilloso, vento e pioggia. La loro crescita però non è infinita e man mano che scivolano verso valle si riabbassano e scompaiono.
A prima vista mi sono sembrati subito tanti fantasmini gli uni vicini agli altri in un luogo senza tempo.
Il percorso è ben delineato e Stefano ci guida fino ad un anfiteatro da togliere il fiato finché mi dice: “Ecco, qui ora puoi lanciare il drone perché è il posto più bello!”
Quindi non me lo faccio dire due volte: preparo tutto e in un attimo è in aria ad una ventina di metri più alto di noi e lo spettacolo è sublime, davvero sembrava di essere in un altro pianeta.
Dopo un’ora di passeggiata tra gli tsingy, iniziamo a risalire il canyon, ma dopo aver scattato dozzine di foto col drone e altrettante con il telefono, non sono ancora sazia! Ci sediamo su una piccola panchina che si affaccia dall’alto su questo canyon meraviglioso: siamo gli unici ospiti di quest0 Parco oggi!
Ci siamo goduti questo momento magico al meglio e sono sempre più convinta che la Natura abbia un’anima e, che ci permetta di percepirla proprio visitando questi luoghi surreali.
Rientriamo nel villaggio per il pranzo a base di cinghiale (chiaramente) e poi si riparte!
Direzione Diego Suarez
La famosa città di Diego Suarez dista circa un’ora dagli Tsyngy Rouge e infatti arriviamo in città intorno alle 15, avremo il tempo di visitarla un po’! Lo devo ammettere, non sono una grande amante delle città però ne abbiamo sempre sentito parlare quindi una bella passeggiata è giusto farla!
Diego-Suarez si presenta come una città coloniale e con uno dei porti più importanti di tutto il Madagascar, Stefano ci racconta che si chiama così in onore di due portoghesi che la scoprirono, sbagliando rotta con le loro navi: Diégo Diaz e Fernan Soares.
È molto famosa dal punto di vista naturalistico per le sue baie e mare color smeraldo, ma ahimè i giorni sono 4 e abbiamo dovuto fare delle scelte! Sarà per la prossima!
Abbiamo scelto di alloggiare in un hotel centrale e gestito da una famiglia malgascia. Così, dopo una bella doccia, si esce per un aperitivo seguito da una cena molto “local”, tant’è che abbiamo bisogno di Stefano per capire cosa c’è scritto sul menù!
Sicuramente cenare in un locale tipico con musica dal vivo e i malgasci che ci guardano stupiti, chiedendosi cosa ci facciamo lì, non è da tutti i giorni!
Qui la pubblicità “Solo nei peggiori bar di Caracas” ci fa un baffo!
Dopo la cena locale, rientriamo all'albergo, la sveglia domani sarà alle 7:30, dopo la colazione, arriverà a prenderci Stefano torneremo verso Sud, direzione Parco nazionale" Montagne D'Ambre".
Pronti?!
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